Il 1° novembre 2005 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, durante la 42° riunione plenaria, stabilì, con la risoluzione 60/7, che il 27 gennaio di ogni anno si celebrasse il Giorno della Memoria in commemorazione delle vittime dell’Olocausto.
Tale data fu scelta perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Tante sono le testimonianze che, nel tempo, hanno documentato le atrocità compiute a danno del popolo ebraico nei lager disseminati in vari Stati europei occupati, ma a noi preme, in questa occasione, porre accento a quanto vissuto dalle donne e non solo ebree.

Le donne che, non dimentichiamolo, rappresentano più della metà delle vittime dell’Olocausto. Tra loro, molte erano affette da disabilità.
L’ideologia nazista prese spunto dalle idee dei darwinisti sociali tedeschi che, in sostanza, credevano che gli esseri umani potessero essere classificati in razze, ognuna delle quali possedeva caratteristiche specifiche trasmesse geneticamente. Idee che vedevano nella sopravvivenza del più forte l’unica possibilità evolutiva. Inoltre, essi consideravano fondamentale la salvaguardia della purezza del proprio patrimonio genetico, in modo da preservare le caratteristiche “razziali” uniche delle quali la “Natura” li aveva dotati e che avrebbero permesso loro di prevalere nella lotta per la sopravvivenza.
Gli ebrei, per ragioni che non affronteremo in questa sede, furono identificati come i principali nemici ma non furono gli unici ad essere oggetto della persecuzione. Rom, Polacchi, disabili, prigionieri di guerra sovietici, Afro-Tedeschi, dissidenti politici, Testimoni di Geova, omosessuali, malati mentali, portatori di handicap furono epurati in quanto considerati una minaccia per la purezza della razza.
Alle donne tedesche fu dato mandato di procreare, e tanto, per garantire alla razza buone possibilità di dominio, e di attenzionare e seguire l’educazione e formazione della prole in armonia con i principi ideologici nazisti.

Ma c’è anche un’altra storia da narrare, quella delle tante donne della lotta partigiana, della resistenza anche interna ai campi di concentramento. È il caso delle cinque donne che ad Auschwitz fornirono la polvere da sparo con la quale i membri di un’Unità Speciale Ebraica fecero saltare in aria una camera a gas nell’ottobre del 1944 uccidendo molte guardie delle SS. [ https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/women-during-the-holocaust ]Le donne durante l’Olocausto | Enciclopedia dell’Olocausto (ushmm.org)

Interi campi, così come aree speciali all’interno di altri campi, furono destinati alle donne sopravvissute alle prime selezioni.

Dai documenti sopravvissuti alla distruzione risulta che ve ne morirono circa 92.000, vittime di sevizie e “sperimentazioni” pseudo-scientifiche, oppure debilitate dagli stenti, malate, pertanto uccise nelle camere a gas con lo Zyklon B, lo stesso agente tossico a base di acido cianidrico utilizzato negli altri campi di sterminio, e infine bruciate nei forni crematori.

A Ravensbrück, unico campo di concentramento progettato per eliminare le donne non conformi, furono internate, dal maggio del 1939 al 30 aprile 1945, 132.000 donne provenienti da venti nazioni, soprattutto tedesche, italiane, polacche, francesi, austriache e russe. Ne morirono 92.000.
Erano donne con disabilità fisiche o mentali, oppositrici politiche, omosessuali, mendicanti, prostitute, Rom che avrebbero potuto contaminare la razza ariana.
[ https://www.informareunh.it/lolocausto-delle-donne-non-conformi-o-inutili/ ]L’Olocausto delle donne “non conformi” o “inutili” – Informare un’H (informareunh.it)

Nel febbraio e nel marzo del 1943, centinaia di donne salvarono 2.000 ebrei, i loro mariti, dalla morte, con un’audace protesta sulla Rosenstrasse di Berlino. A partire dal 27 febbraio 1943 la Gestapo aveva incarcerato circa 2.000 ebrei in una struttura situata proprio sulla Rosenstrasse, nell’ambito della retata finale degli ebrei di Berlino. Le Leggi di Norimberga del settembre 1935 consideravano reato i rapporti sessuali tra ebrei e non ebrei in quanto “contaminazione razziale”. Hitler fece temporaneamente qualche concessione alle coraggiose donne di Rosenstrasse ma, nel tempo, centinaia di ebrei sposati con tedesche furono trascinati nell’Olocausto con false accuse e alcuni, a Berlino, vennero deportati e assassinati al momento della protesta. Ma, contrariamente a quanto raccontano i resoconti ufficiali, la protesta ha dato inizio ad una serie di manifestazioni tra cui quella di Dortmund-Höede in cui una folla di tre o quattrocento donne protestò con successo contro l’arresto di un soldato, secondo un rapporto della polizia nazista. Le loro grida energiche che proclamavano “restituiteci i nostri mariti!” facevano eco alle parole delle manifestanti di Rosenstrasse.
[ https://it.gariwo.net/editoriali/rosenstrasse-ricordare-i-2000-ebrei-di-berlino-salvati-da-delle-donne-tedesche-20857.html ]Rosenstrasse. Ricordare i 2.000 ebrei di Berlino salvati da delle donne tedesche – di Nathan Stoltzfus e Mordecai Paldiel [editoriale] (gariwo.net)
È possibile approfondire l’argomento entrando nelle pagine linkate.


Il Coordinamento Politiche di Genere della FNP CISL promuove, anche in questa occasione, una maggiore consapevolezza sul differente impatto che le guerre, le discriminazioni, le vessazioni promosse su base ideologica, hanno sui differenti gruppi sociali. La storia ci insegna che impervia è la strada che porta alla convivenza sociale pacifica se nel mondo si continua a calpestare il valore e la dignità della vita umana.

 

Fonte: pensionati.cisl.it