La situazione della Sanità pubblica continua ad essere critica e le Regioni lanciano l’allarme sulla sostenibilità rivolgendosi al Governo con una lettera inviata ai ministri della Salute Orazio Schillaci e dell’Economia e Finanza Giancarlo Giorgetti, firmata dal coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Raffaele Donini, a nome di tutti gli assessori regionali alla sanità. “La sostenibilità economico-finanziaria dei bilanci sanitari è fortemente compromessa dall’insufficiente livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale – si denuncia nella missiva – dal mancato finanziamento di una quota rilevante delle spese sostenute per l’attuazione delle misure di contrasto alla pandemia da Covid-19 e per l’attuazione della campagna vaccinale, dal considerevole incremento dei costi energetici sostenuti delle strutture sanitarie e socio assistenziali, pubbliche e private accreditate, dal continuo aumento dei prezzi delle materie prime, dei materiali e dei servizi per effetto dell’andamento inflattivo”. “A questo si aggiungono gravi problematiche che riguardano il fabbisogno di personale, dipendente e convenzionato, le cui carenze hanno raggiunto un livello di criticità insostenibile e trasversale a molteplici settori e servizi sanitari, con conseguenti disservizi che sono, purtroppo, oggetto delle cronache quotidiane – ricordano le Regioni. Questa situazione, peraltro, nei prossimi anni è destinata a peggiorare per effetto del personale dipendente e convenzionato che andrà in pensione la cui consistenza è decisamente superiore a quella delle risorse umane formate che potranno essere impiegate”. Le Regioni richiamano dunque il Governo a “programmare rapidamente un intervento straordinario. Per questo chiedono “con la massima urgenza, un incontro politico in presenza con gli assessori alla Salute delle Regioni e delle Province autonome”. “Il ministro della Sanità si trova senz’altro nel vivo della fase più delicata – afferma Benedetto Magliozzi, segretario generale Cisl Medici. Sono più che mai attuali le motivazioni dello scontento di medici, veterinari e dirigenti sanitari, tutte quelle condizioni lavorative che stanno provocando la fuga dei cervelli dalla sanità pubblica verso l’estero o il privato: dal rinnovo del contratto, alla gestione della formazione didattica e del percorso di carriera, passando per la demotivazione e il burnout con cui i professionisti devono spesso fare i conti. Questi gli elementi evidenti ogni giorno tra le corsie, i reparti di pronto soccorso, gli studi medici, i laboratori di ricerca. Rappresentano però solo la punta di un iceberg, il cui sommerso ci racconta l’esigenza non più prorogabile di sollecitare il Mef ad aprire la contrattazione. Uno dei punti essenziali è evidenziare la necessità di prevedere strumenti extracontrattuali, a esigibilità immediata proponibili in finanziaria, come la defiscalizzazione dell’indennità di esclusività del salario di risultato e delle prestazioni aggiuntive tassate al 15%. Si è ribadito il concetto di richiamare i quasi 5mila studenti italiani che sono all’estero in modo che possano terminare l’università in Italia, prevedendo però lo snellimento delle pratiche burocratiche per il riconoscimento del loro curriculum formativo, soprattutto nel caso in cui i titoli siano stati acquisiti nei paesi dell’Unione Europea”. Cisl Medici esprime , inoltre, la propria contrarietà nel limite all’esercizio della professione fissato a 72 anni proprio perché in questo modo “si rischia di congelare – spiega il sindacato – i professionisti all’interno di un reparto. I medici devono invece ricoprire il ruolo di guide a cui assegnare il compito essenziale di formare altre guide di reparto. Da ribadire – infine – la necessità di aprire al rinnovo contrattuale della dirigenza sanitaria ormai scaduta nel 2018, per chiudere rinnovo del triennio 2019-21 anch’esso scaduto e trovare le risorse per finanziare il triennio 22-24”.

 

Fonte: conquistedellavoro.it