Il ministro della Sanità, Orazio Schillaci, frena sulle riforme previste dal Pnrr – su tutte l’apertura delle Case di comunità e lo sviluppo dell’Assistenza territoriale – destando l’allarme dei sindacati. “Gli investimenti e la riforma dell’assistenza territoriale, decisi con il Pnrr – sottolineano Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil – pur con i limiti che abbiamo più volte evidenziato, a partire dalla carenza di personale, sono indispensabili: riconoscono che nell’ambito di un modello di sanità pubblico e universale, i servizi sociali e sanitari integrati e di prossimità sono i più appropriati fattori di prevenzione e di cura, essendo aperti e organizzati nei luoghi della vita quotidiana delle persone, e che agiscono anche sui determinanti di salute”.
Il Piano di ripresa e resilienza, va ricordato, destina ben 2 miliardi alle case di comunità, ossia luoghi fisici di prossimità e facile individuazione dove la comunità può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria, sociosanitaria e sociale. E i tempi sono strettissimi. Entro il 2026 andranno realizzate 1.350 Case della Comunità “rinnovate e tecnologicamente attrezzate”.
Secondo il Pnrr, in sostanza, la Casa della Comunità diventerà lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti sul territorio, in particolare ai malati cronici. Queste strutture saranno il punto di riferimento continuativo per la popolazione, anche attraverso un’infrastruttura informatica, un punto prelievi, la strumentazione polispecialistica. E garantiranno la promozione, la prevenzione della salute e la presa in carico della comunità di riferimento. Tra i servizi inclusi è previsto, in particolare, il punto unico di accesso (PUA) per le valutazioni multidimensionali (servizi sociosanitari) e i servizi dedicati alla tutela della donna, del bambino e dei nuclei familiari secondo un approccio di medicina di genere. Potranno inoltre essere ospitati servizi sociali e assistenziali rivolti prioritariamente alle persone anziani e fragili, variamente organizzati a seconda delle caratteristiche della comunità specifica.
In generale, la sanità di prossimità è un obiettivo concordato con l’Europa. Ma è anche una risposta inevitabile al cambiamento demografico. Un nuovo sistema, dunque, come evidenziano i sindacati dei pensionati, indispensabile “in special modo per le persone anziane non autosufficienti, che già nella pandemia hanno più sofferto della debolezza dell’attuale sistema di servizi nel territorio e che si aspettano ora siano accelerati e non frenati i progetti di sviluppo dell’Assistenza territoriale”. Non è dunque tempo di frenare ma di correre. Non a caso, Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, sottolineano di aspettarsi dal Parlamento “la rapida approvazione del disegno di legge sulla non autosufficienza, approvato il 10 ottobre dal Governo uscente, che rappresenta l’altra scadenza prevista nel Pnrr collegata allo sviluppo delle case della comunità e dell’assistenza domiciliare”.
“E’ necessario aprire un confronto urgente con il sindacato dei pensionati unitamente alle confederazioni con il Ministro competente – concludono le tre sigle – per riaffermare le scelte condivise tra le istituzioni e le parti sociali in anni di confronti serrati riguardanti la tutela delle persone più fragili e per realizzare una reale medicina di prossimità”.
Fonte: conquistedellavoro.it