“Lo ripetiamo da tempo: non possiamo perdere il nostro Ssn pubblico e universale che tutto il mondo ci invidia. Mentre ci si continua ad accapigliare, si perde di vista il necessario riordino della sanità pubblica, indispensabile per dare efficienza al sistema e per utilizzare bene i soldi. E soprattutto si continua a rinviare, senza rispondere, ad aspettative e diritti dei cittadini di tutte le regioni del Paese, sud compreso”: lo dichiara il segretario generale Fnp Cisl, Emilio Didonè.

“La sanità non può essere considerata solo un costo: è invece un investimento importante per il futuro del Paese, in ricerca e posti di lavoro qualificato, in salute e benessere delle persone. Non è solo una questione di quante risorse ci mettiamo – continua Didonè – ma di benefici, di benessere, di felicità e di progetto Paese. E’ vero che il finanziamento del Ssn pubblico corrisponde al 6,2 % del Pil Italia – circa un punto meno della media dei Paesi Ue – ma il Fondo sanitario nazionale è stato incrementato, passando dai 126 mld nel 2022 fino ai 140,6 mld previsti per il 2026. In particolare, i 128,8 del 2023 sono diventati 134 mld nel 2024 (+5,2 mld), poi incrementati di 2,4 mld nel 2025 (136,4) e di 4,2 mld nel 2026 (totale 140,6 mld).

Il nostro dovere di sindacalisti e di addetti ai lavori impone di fare chiarezza sui numeri che, in questo caso, sono semplici e da leggere: invitiamo quindi la politica a considerare il diritto alla tutela della salute dei cittadini invece di continuare a leggere i numeri a beneficio di media e social.

Un po’ più di serietà: la sanità – conclude il segretario generale Fnp Cisl – non è né di destra, né di sinistra e né di centro, e certamente un po’ più di responsabilità da parte di tutti non guasterebbe”.

 

Fonte: pensionati.cisl.it