“Il Rapporto Inapp sottolinea i positivi andamenti del mercato del lavoro che hanno prodotto, nella forte ripresa post-covid, oltre un milione di posti di lavoro, equamente distribuiti tra uomini e donne e per la gran parte a tempo indeterminato, ma ci interroga anche su come affrontare le tradizionali criticità che permangono per donne e giovani, dovute soprattutto agli elevati tassi di inattività, un problema certamente non nuovo per l’Italia”. E’ quanto sottolinea il segretario confederale della Cisl Mattia Pirulli.
“L’inattività si conferma essere soprattutto femminile: le donne sono oltre il 60% degli inattivi, di cui il 36% per motivi familiari, fenomeno amplificato nel Mezzogiorno. Così come si conferma una elevata inattività giovanile, ma occorre distinguere tra la fascia 15-24 anni, in buona parte studenti, e la classe di età 25-34 anni, per la quale il tasso di inattività è cresciuto solo negli ultimi mesi.
Occorrerebbe anche capire se parte del fenomeno sia dovuto al recente aumento dei cassintegrati, che dopo i 3 mesi sono classificati come inattivi.
In ogni caso va tenuta ferma l’attenzione su tale questione con politiche mirate ad attivare le persone verso il lavoro: promuovendo, da una parte, misure per la conciliazione / condivisione del lavoro di cura per quanto riguarda i condizionamenti che influenzano le scelte femminili, dall’altra lavorando su orientamento e formazione per quanto riguarda i giovani.
L’obiettivo è superare il paradosso che, sullo sfondo del progressivo invecchiamento della popolazione in età di lavoro, vede convivere una elevata inattività con un altrettanto elevato numero di richieste di lavoro inevase da parte delle aziende e della Pubblica Amministrazione”.
Fonte: cisl.it