“Il Manifesto che proponiamo oggi ha l’ambizione di chi vuole avanzare verso la frontiera di un lavoro protagonista, inclusivo, creativo, solido dal punto di vista della remunerazione e della prospettiva di reimpiego”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra concludendo a Roma l’iniziativa del sindacato di via Po per un lavoro a misura della persona. “In uno scenario in cui il lavoro diventa una costellazione eterogenea occorre definire uno Statuto della persona nel mercato del lavoro che universalizzi protezioni, tutele e servizi, rendendoli accessibili a tutti, lavoratori dipendenti e autonomi” ha affermato Sbarra.
“Bisogna rafforzare i Centri per l’impiego, rilanciare la regia nazionale e regionale sulle politiche attive, potenziare l’intera filiera della formazione e dell’istruzione. C’è da incentivare il lavoro a tempo indeterminato, facendo pagare di più quello a termine”. Per il leader Cisl “il lavoro povero si contrasta con formazione e competenze, aumentando i salari avendo come riferimento la contrattazione e la partecipazione. Si obblighino i datori di lavoro a stampare sulla busta paga il codice del contratto applicato, alzando multe e sanzioni ad aziende che praticano il sommerso. Se si vuole combattere davvero il lavoro povero, si prenda atto che ad incidere, più del livello della paga oraria, è la bassa intensità di lavoro: poche ore al giorno e pochi mesi l’anno.
Si intervenga, quindi, lì dove maggiormente serve. Sul part-time involontario, specialmente femminile: l’Italia ha il dato più alto tra i paesi Ocse, sul lavoro nero, sulle false partite Iva e i falsi stage. Sull’uso distorto dei tirocini extra-curricolari, più che raddoppiati nell’ultimo decennio. Sulle cooperative spurie. Tutti aspetti che il salario minimo non toccherebbe in alcun modo. E che invece reclamano più ispezioni e controlli nei luoghi di lavoro, per una stretta su sfruttamento e lavoro irregolare, l’investimento sui servizi di welfare e sul lavoro di cura. Salari, organizzazione produttiva, rappresentanza: la via maestra per le regolazioni lavoristiche è quella contrattuale. Penso anche all’opportunità della riduzione dell’orario di lavoro collegato alla produttività e formazione. Una sfida che vede da sempre la Cisl in prima linea”. Per il leader Cisl “la vera svolta è l’applicazione dell’46 della Costituzione ed il riconoscimento della partecipazione come diritto fondamentale dei lavoratori. Vuol dire alzare i salari, redistribuire la produttività, ridurre gli orari di lavoro, contrastare le delocalizzazioni”.


Fonte: cisl.it