Nella giornata di ieri i rappresentanti degli Stati membri dell’UE hanno raggiunto un accordo in materia di asilo e migrazione, nell’ambito del Nuovo patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione nel settembre del 2020, sulla base del quale avvieranno negoziati con il Parlamento europeo.

Il nuovo regolamento stabilisce il quadro di riferimento che consentirebbe agli Stati membri di affrontare situazioni di crisi nel campo dell’asilo e della migrazione adattando alcune regole, ad esempio per quanto riguarda la registrazione delle domande di asilo o la procedura di frontiera per l’asilo. I Paesi interessati potranno inoltre richiedere misure di solidarietà e sostegno all’UE e ai suoi Stati membri.

In una situazione di crisi o di forza maggiore, gli Stati membri possono essere autorizzati ad applicare norme specifiche relative alla procedura di asilo e di rimpatrio. In questo senso, tra le altre misure, la registrazione delle domande di protezione internazionale può essere completata entro quattro settimane dalla loro presentazione, alleggerendo l’onere delle amministrazioni nazionali.

In base a questo nuovo accordo, uno Stato membro che sta affrontando una situazione di crisi può chiedere contributi di solidarietà ad altri Paesi dell’UE attraverso:

  • ricollocazione di richiedenti asilo o beneficiari di protezione internazionale dallo Stato membro in situazione di crisi agli Stati membri contributori;
  • compensazioni di responsabilità, vale a dire che lo Stato membro sostenitore si assumerebbe la responsabilità di esaminare le richieste di asilo al fine di aiutare lo Stato membro che si trova in una situazione di crisi;
  • contributi finanziari o misure di solidarietà alternative.

Si tratta di misure che cercano di far fronte all’aumento degli arrivi alle frontiere europee che cercano di “derogare” ai comuni standard per l’asilo e l’accoglienza.

Diverse organizzazioni internazionali, tra queste Amnesty International, sono critiche nei confronti di queste misure che considerano lesive dei diritti umani dei richiedenti asilo. Negare diritti alle persone in cerca di asilo è pericoloso e si tratta di una risposta sproporzionata a situazioni che potrebbero essere gestite secondo le regole vigenti.

L’accordo, infatti, potrebbe consentire agli Stati membri di ritardare la registrazione dei richiedenti asilo ed estendere la detenzione in prossimità dei confini. In particolare, Amnesty International ha documentato gravi violazioni dei diritti umani, tra cui l’uso della detenzione arbitraria e la negazione dell’accesso all’asilo in Polonia, Lettonia e Lituania dal 2021.

Si continua ad affrontare il tema dei flussi migratori con misure d’emergenza e non con strumenti di carattere strutturale. Uno di questi è rappresentato dai corridoi umanitari, come anche la Cisl da tempo sostiene, come ribadito dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a 10 anni dalla tragedia di Lampedusa lo scorso 3 ottobre: “Dieci anni fa la strage di Lampedusa dove persero la vita 368 persone. Poco o nulla è cambiato dopo quella tragedia. È un dovere di Europa e Italia salvare e accogliere chi scappa da guerre e carestie. Servono più corridoi umanitari contro i trafficanti di esseri umani”.

 

Foto: installazione artistica in Darsena a Milano per commemorare le vittime del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. 

 

Fonte: pensionati.cisl.it