Come risponde il nostro SSN ai bisogni crescenti di una popolazione che invecchia?

La nuova Indagine 2024 di Italia Longeva presenta un aggiornamento relativo ai numeri della long-term care in Italia. Novità di quest’anno il focus sulla demenza. Come risponde il nostro SSN ai bisogni crescenti di una popolazione che invecchia?

L’Indagine 2024 di Italia Longeva parte dai dati del Sistema informativo del ministero della Salute e fotografa l’andamento della Long-Term care nel nostro Paese, cioè dell’assistenza territoriale offerta ai cittadini fragili in risposta ai diversi livelli di intensità dei loro bisogni.

Sempre più alto il bisogno di assistenza domiciliare agli anziani

Da quanto emerge dal rapporto, il bisogno di assistenza domiciliare agli anziani continua ad essere elevato nonostante il trend di crescita degli over 65 che beneficiano di cure a casa, che sono passati dai 252.000 (1,95% del totale) del 2014 ai quasi 550.000 (3,89%) del 2023.

Secondo i dati forniti dalle Regioni al Ministero della Salute, sarebbero oltre 80mila in più gli anziani che nell’ultimo anno sono stati assistiti al domicilio rispetto al 2022.

Nel 2023, le regioni che hanno registrato la più alta percentuale di anziani assistiti in ADI, sono il Molise (7,26% degli over 65 e 11,97% degli over 75), l’Abruzzo (5,80% e 9,57%), la Basilicata (4,98% e 8,51%), la Toscana (4,70% e 7,55%) e l’Umbria (4,62% e 7,40%).

Viceversa, i tassi più bassi di anziani riceventi cure domiciliari sono stati riscontrati in Calabria (1,67% tra gli over 65 e 2,87% tra gli over 75), Sardegna (2,15% e 3,60%), Puglia (2,49% e 4,16%), Valle d’Aosta (3,23% e 5,02%) e Campania (3,25% e 5,64%).

Le cure residenziali (RSA)

Per quanto riguarda le cure residenziali (RSA), invece, secondo i dati dell’Indagine, nel 2023 sono 404.235 gli over 65 che ne hanno beneficiato (2,88%). Anche in questo caso si evidenzia una distribuzione a macchia di leopardo: tassi di residenzialità più elevati si registrano nelle regioni del Nord – Provincia Autonoma di Trento (9,9%), Veneto (5,9%), Piemonte (5,4%), Lombardia (4,6%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,3%). In contrasto, le regioni con tassi di assistenza residenziale più bassi per gli over 65 comprendevano la Campania (0,3%), Basilicata (0,5% ciascuna), Molise (0,7%) la Sicilia (0,9%) e la Puglia (0,9%).

In Italia ci sono 14,3 milioni di anziani, di cui oltre 4,5 milioni di 80enni, e si stima che nei prossimi 20 anni gli over 65 saranno il 34% della popolazione, con gli over 80 che supereranno i 6 milioni. In questo contesto, caratterizzato da un progressivo e rapido invecchiamento della popolazione, l’efficienza dei servizi territoriali, incaricati di assicurare un’assistenza adeguata ai cittadini durante la loro vita e nelle possibili transizioni tra vari contesti assistenziali, è un elemento cruciale nell’ecosistema sanitario. Questi servizi, che comprendono l’assistenza domiciliare, residenziale e semi-residenziale, costituiscono i pilastri essenziali della Long-Term Care che si afferma, pertanto, come una risposta imprescindibile alle sfide complesse della multimorbilità, fragilità e disabilità, sempre più frequenti in un contesto di invecchiamento demografico.

L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) offre un’alternativa sostenibile al ricovero ospedaliero, sempre che ci siano le condizioni appropriate e che il supporto assistenziale sia fattibile e conciliabile con la fornitura di cure sociosanitarie presso la casa del paziente. L’ADI coinvolge diverse competenze professionali nel settore sociale e sanitario, tra cui medici di medicina generale, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, specialisti medici e psicologi con l’obiettivo di fornire ai pazienti l’assistenza necessaria nel comfort della loro casa – il luogo ideale per la guarigione – o facilitare il rilascio ospedaliero.

Va poi considerato, infatti, che, dove l’assistenza domiciliare non è sufficiente, aumentano gli accessi al Pronto Soccorso e i ricoveri inappropriati e, dunque, la spesa a carico del servizio sanitario. Sono state calcolate 600mila giornate di degenza inappropriate all’anno per gli over-70 (fonte Agenas su dati SDO 2019), solo per la gestione di cronicità come diabete e ipertensione, che contribuiscono al sovraffollamento degli ospedali e all’aumento delle liste d’attesa, nonché al fenomeno delle dimissioni tardive per mancata disponibilità di presa in carico sul territorio

Infine, la Long-Term care assume una rilevanza significativa anche alla luce dell’aumento delle malattie neurodegenerative. Oggi, in Italia, il 64% delle persone affette da demenza, tra le prime cause di perdita di autonomia negli anziani, non viene preso in carico in una struttura sociosanitaria, con un onere fortissimo per le famiglie.

Questi numeri, uniti all’impatto economico della gestione e del trattamento dei pazienti con demenza – 23,6 miliardi di euro, di cui oltre il 60% a totale carico delle famiglie – danno la misura dell’imponente domanda di cure e supporto specifici che si rendono necessari e sempre di più lo saranno nel prossimo futuro.

 

Fonte: pensionati.cisl.it