“I dati Istat del I trim 2024 confermano che gli occupati aumentano da tre anni, e che ad aumentare è il lavoro stabile, mentre l’incidenza del lavoro a termine continua a scendere, arrivando all’11,6%”. E’ quanto sottolinea il Segretario Confederale della Cisl Mattia Pirulli”. Contemporaneamente restiamo agli ultimi posti in Europa per occupazione giovanile e femminile: infatti, nonostante i miglioramenti di questi anni riguardino in buona parte anche queste categorie, resta il problema della loro elevata inattività (pensiamo all’elevato numero di neet e alle difficoltà per le donne di conciliare vita e lavoro), in paradossale contraddizione con la carenza di personale ad ogni livello, che le aziende private e la Pubblica Amministrazione denunciano oramai da anni.
Nel dibattito pubblico però sembra prevalere il tema della precarietà diffusa del lavoro, benchè sia in riduzione e purtroppo concentrata tra i giovani con bassa o inadeguata qualificazione che li porta a restare intrappolati in contratti brevi e reiterati. Si tratta certamente di un punto critico, ma va chiaramente identificato ed affrontato per la sua reale dimensione e come parte di un problema più ampio: da un lato giovani e donne che non possiedono le professionalità richieste dal mercato, dall’altra un significativo numero di aziende medio-piccole che non sono in grado di innovare e risparmiano sui costi del personale. Sono fenomeni che non si contrastano cambiando le leggi sul lavoro bensì insistendo su orientamento scolastico e universitario, sulle politiche attive, sulla formazione continua, sugli incentivi alla contrattazione aziendale perché introduca misure di conciliazione vita – lavoro per lavoratori e lavoratrici, su una politica industriale che incentivi la ricerca e l’innovazione. Non dobbiamo perdere altro tempo e stare sulle reali emergenze”.
Fonte: cisl.it