L’inflazione morde sempre più ed ora, oltre ai prezzi per i beni al consumo e alle bollette di luce e gas, colpisce in modo incontrollato anche i servizi rivolti alle persone più fragili. Da gennaio, infatti, le famiglie italiane che affidano la cura dei propri anziani e non autosufficienti alle badanti sono sempre più in difficoltà a causa di un costo che rischia di diventare insostenibile. E’ quanto ha evidenziato lo studio “Il lavoro domestico. Una risorsa per il nuovo welfare”, realizzato nell’ambito del nuovo progetto editoriale Family (Net)Work-Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico, promosso da Assindatcolf in partnership anche con Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.
Il paper sull’argomento, presentato qualche giorno fa, ha messo in luce quanto l’aumento dell’inflazione abbia fatto registrare da gennaio un incremento del 9,2% dei minimi retributivi delle badanti: un dato che ha costretto le famiglie con anziani o non autosufficienti al proprio interno a vivere condizioni di grave difficoltà, per uscire dalle quali necessiterebbero di un sostegno. Come dimostrato dalla ricerca, 6 famiglie datrici di lavoro domestico su 10, per far fronte al caro retribuzioni, avrebbero bisogno di incentivi alle assunzioni, preferendo una prestazione universale dedicata alla non autosufficienza maggiorata in caso di personale regolarmente assunto.
La ricerca, realizzata tra dicembre 2022 e gennaio 2023 e che ha interessato il 59% delle famiglie associate ad Assindatcolf, ha dimostrato quanto sia diventata insostenibile o solo parzialmente sostenibile la spesa per le badanti. Tra le cause soprattutto il crescente bisogno di assistenza da una parte, e dall’altra l’indisponibilità futura di risorse, avendo già usufruito dei propri risparmi.
Secondo il Report, nell’ambito della tutela della non autosufficienza, tra gli strumenti più urgenti di cui le famiglie avrebbero maggiormente necessità al primo posto la previsione di incentivi all’assunzione per ridurre la spesa da sostenere per l’assunzione di una badante. Subito dopo, al secondo posto, la promozione di interventi di sanità preventiva direttamente presso il domicilio delle persone anziane. Altro elemento ritenuto fondamentale per queste famiglie, il miglioramento del cosiddetto “invecchiamento attivo”, attraverso la predisposizione di accessi facilitati ai servizi sanitari e sociali.
Interpellate sui nuovi strumenti di tutela, previsti peraltro nel Disegno di legge delega in favore delle persone anziane approvato da poco dal Governo, 8 famiglie su 10, ossia l’82,9%, hanno dichiarato di preferire una prestazione universale in denaro commisurata all’effettivo fabbisogno assistenziale, con la previsione però di un’eventuale maggiorazione nel caso di personale domestico assunto regolarmente, rispetto all’importo dell’attuale indennità di accompagnamento senza vincoli di utilizzo, strumento quest’ultimo scelto solo dal 17,1% degli intervistati.
Ad acuire la criticità della condizione sia degli anziani e dei non autosufficienti sia delle loro famiglie, anche altri elementi tra i quali l’invecchiamento della popolazione e la presenza di lavoro domestico irregolare che, secondo lo studio, nell’anno 2020 ha registrato un tasso pari al 52,3% per gli occupati, e del 54% se si prendono in considerazione le posizioni lavorative.
Per quanto riguarda, invece, l’invecchiamento della popolazione, lo scenario italiano analizzato dal Censis mostra che l’età media passerà dagli attuali 45,9 anni a 49,6 anni nel 2040, fino a superare i 50 anni dopo il 2050. Oggi sono poco più di 14 milioni le persone con almeno 65 anni e circa 3 milioni le persone con gravi limitazioni nelle attività svolte abitualmente: numeri che dimostrano la necessità di interventi concreti e tempestivi per riorganizzare in maniera più solida ed efficiente il welfare del nostro Paese.
Ed è proprio nella logica di “un riassetto del welfare rispetto ai cambiamenti demografici che non può rimanere escluso l’annoso problema del lavoro domestico irregolare”, come dichiarato dal presente di Assindatcolf, Andrea Zini, secondo il quale per risolvere tali criticità sarà importante poter contare su provvedimenti come il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, il Family Act ma, soprattutto, il Disegno di legge delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, attualmente all’esame del Parlamento. “Il nostro auspicio – ha affermato Zini – è che nella stesura definitiva della legge, e successivamente nell’adozione dei decreti delegati, possano essere recepite le indicazioni che arrivano direttamente dalle famiglie, oramai consapevoli di come la gestione della non autosufficienza non possa più essere affidata a soluzioni precarie, provvisorie o fai da te.”
A chiedere interventi urgenti per “risanare” il nostro welfare, oltre ad Assindatcolf, anche i sindacati dei pensionati. Per lo Spi dell’Emilia-Romagna, a fronte dell’aumento all’80% dell’inflazione scattato dal primo gennaio, l’incremento dei salari di colf e badanti non deve gravare completamente sulle famiglie che “sono ‘datori di lavoro’ particolari – dichiara – per i quali si produce un aumento significativo dei costi che devono affrontare per mantenere un servizio importantissimo, dedicato alla cura delle persone anziane non autosufficienti. “Per questi motivi crediamo sia necessario, da parte del governo, un maggiore sostegno alle famiglie e una maggiore protezione dei redditi da lavoro e da pensione”, prosegue lo Spi che sollecita, “insieme all’aumento dei salari di colf e badanti”, anche la “piena rivalutazione delle pensioni e l’aumento della quattordicesima che tutela le pensioni basse”.
Richieste di intervento in tal senso, anche da parte di Cisl e di Fnp Cisl, per le quali tale questione interessa moltissimi anziani e anziane, sempre più bisognosi di aiuto e assistenza continua, e i costi possono gravare pesantemente sui bilanci familiari. “I pensionati che ricorrono a lavoratori domestici e/o badanti – affermano le due organizzazioni sindacali – per continuare a sostenere gli irrinunciabili impegni contrattuali nei confronti di questi preziosi, e ormai insostituibili, ‘dipendenti domestici’ rischiano di vedersi sfumare la rivalutazione delle pensioni per l’anno 2023. Il ruolo svolto dagli assistenti familiari – sempre secondo Cisl ed Fnp – è sempre più centrale e determinante in un Paese longevo quale il nostro. E’ per questo che continueremo a chiedere al Governo quegli interventi che dovranno mettere anziani e lavoratori nella condizione di recuperare potere d’acquisto su pensioni e stipendi e una seria riflessione sulle politiche di welfare pubblico”. Interventi che potrebbero realizzarsi attraverso la creazione di un fondo ad hoc, annunciato, peraltro, qualche mese fa dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, destinato non solo a compensare in qualche modo l’effetto del caro-stipendi, ma anche a dare una risposta al lavoro nero.

 

Fonte: conquistedellavoro.it