“Vogliamo trasferire tutta la nostra concretezza, ovvero la nostra confederalità, nell’impegno sindacale di ogni settore, in ogni territorio, nella rete dei servizi e dei nostri enti e associazioni. Confederalità che dà alla nostra Organizzazione quella forza, quella credibilità, quell’autorevolezza necessarie a incidere nel tempo inedito in cui siamo immersi. Un tempo in cui la società e il mondo del lavoro in particolare non può accontentarsi di un “diritto di tribuna”. Deve invece contribuire a governare il cambiamento. Stare dentro i luoghi di decisione, e starci da protagonista”. Con queste parole il Segretario generale della Cisl Luigi Sbarra, ha concluso i lavori dell’Assemblea Nazionale Organizzativa ‘Guidare il Cambiamento’.
“Senza paura del nuovo – aggiunge Sbarra indicando la linea da seguire -. Ma anche nella consapevolezza che senza le vele solide del sindacato responsabile e riformista, il vento propulsivo del progresso si trasforma in altro. In un vento di tempesta. Con rischi inimmaginabili in termini di disuguaglianza, di precarietà, di mercificazione del lavoro, di isolamento e frammentazione sociale. C’è chi, anche nel mondo del lavoro, in questo vento di tempesta forse un po’ ci spera. Perché lo trova più affine ai propri scopi. Che evidentemente sono diversi da quelli di un sindacato interessato solo a fare il sindacato. Ma chi alimenta questo vento divisivo in realtà crea danno prima di tutto al mondo del lavoro. Alla credibilità di un sindacato che se sa solo urlare, se non sa andare oltre alle parole d’ordine, se non riesce ad esprimere e ad assumere su di sé il coraggio di una scelta, alla fine resterà senza voce”.
“Continuiamo a pensare che il buon sindacalista non possa essere venditore di sogni, ma debba fare i conti con la realtà. Lo abbiamo dimostrato in questi anni, guidando battaglie ‘perché giuste’ non ‘perché popolari’. Parlando alla testa e non alla pancia dei nostri associati e del Paese. Caricandoci non solo di solitudine, ma anche di attacchi, ingiurie, fischi e offese da parte di quei compagni che pure dicono di lottare per la democrazia, per il pluralismo, per il rispetto dei valori costituzionali. Salvo poi, alla prova dei fatti, ridurre ogni cosa, ogni dialettica, al ‘con noi o contro di noi’. Nossignori. Né con voi, né contro di voi. Ma… ‘Con noi’. Coerenti con i nostri principi. Forti della nostra identità e della nostra rappresentanza. Dei nostri progetti e delle nostre convinzioni. I valori e le ambizioni che sono emersi da tutti i vostri interventi, e che rispondono alle parole di prossimità, cura, solidarietà, libertà, protagonismo, contrattazione. E partecipazione. Quella partecipazione che ci ha portati la scorsa settimana a depositare quasi 400mila firme alla Camera. Ben consapevoli che se da un lato si chiude un cammino meraviglioso iniziato a marzo, dall’altro se ne apre un altro ancora più importante, che dovrà portare quei contenuti, prima di fronte a una commissione parlamentare e poi all’approvazione definitiva”.
“Certo, sarebbe stato più semplice invocare un salario minimo legale -incalza Sbarra-. Indicare cifre, scaricare responsabilità sulla politica, gridare all’attacco alla Costituzione. Sarebbe stato più facile, sì. Ma sarebbe stato sbagliato. Sbagliato per i lavoratori, che con un salario orario di Stato fissato per legge perdono potere reddituale, democrazia economica, capacità di autodeterminarsi attraverso la contrattazione. Abbiamo combattuto questa battaglia. Indicando la via contrattuale al salario dignitoso. Contrastando l’invadenza legislativa nella rappresentanza. Ci siamo battuti senza ‘santi in paradiso’, contrapponendo partecipazione a demagogia”.
“E, amici miei, abbiamo vinto. Ieri il progetto di un salario orario legale indifferenziato è stato definitivamente battuto a favore di un’impostazione che mette al centro il trattamento economico dei contratti maggiormente diffusi e applicati. E che deve anche imporre ai datori di lavoro di stampare il codice del contratto di riferimento sulla busta paga”.
“Coinvolgere più giovani vuol dire lasciare che la Cisl venga contaminata da nuovi linguaggi, da nuove capacità di ‘sentire’, mondi che se non verranno coinvolti difficilmente ci verranno a cercare. La formazione va assunta, per questo, come risorsa politica strategica, raccordata alle politiche organizzative, al proselitismo, assicurando un rapporto verificato tra risorse investite e risultati ottenuti”.
“In un tempo in cui la società e il mondo del lavoro non può accontentarsi di un ‘diritto di tribuna’, la Cisl deve contribuire a governare il cambiamento. La nostra ambizione, la nostra volontà di governare il cambiamento riguarda i miglioramenti alla Legge di Bilancio, ma anche la via di una nuova e profonda stagione di riforme e investimenti condivisi. Un assunto partecipativo su cui costruire un accordo vero, sano, costruttivo, possibilmente unitario. Alle forze politiche, al Governo, alle altre rappresentanze sociali l’opportunità e il dovere di cogliere questa opportunità insieme a noi”.
Fonte: cisl.it