Dopo la frenata dei casi di influenza, registrata negli ultimi due anni, grazie anche alle misure di distanziamento sociale, allo smart working e all’uso delle mascherine, nel prossimo inverno le cose potrebbero cambiare. I timori delle autorità sanitarie di tutto il mondo sono supportati dai dati provenienti da alcuni Paesi dall’emisfero meridionale (Argentina e Australia) dove si è registrato un aumento di casi settimanali di influenza superiore alla media degli ultimi 5 anni. Con queste premesse non è difficile ipotizzare che un andamento simile potrebbe verificarsi anche in Europa.

Di conseguenza, sarà estremamente importante lavorare per il raggiungimento degli obiettivi di copertura prefissati, tanto più che il Covid-19 non è scomparso, e anzi è possibile che alla prossima ondata si sovrapponga alla nuova stagione influenzale, come sottolinea la circolare ministeriale per la “Prevenzione e controllo dell’influenza raccomandazioni per la stagione 2022-2023”.

Dopo l’impennata di vaccinazioni contro l’influenza nella stagione 2020-2021, lo scorso anno la curva della copertura vaccinale antinfluenzale ha registrato una flessione, scendendo dal 23,7 al 20,5% nella popolazione generale e dal 65.3 al 58,1% in quella over 65, con una grande variabilità territoriale, con punte superiori al 68% in regioni come l’Umbria e la Basilicata e con un tasso minimo del 36,1% nella provincia di Bolzano.

Una importante raccomandazione contenuta nella circolare ministeriale è quella di anticipare la campagna vaccinale già ad ottobre, anche in relazione all’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di Sars-CoV-2 e al suo potenziale incremento e di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche nel caso si presentassero in ritardo per la vaccinazione. Una scelta che può essere particolarmente importante nel caso dei pazienti a rischio elevato, oltre che nel caso di una stagione influenzale tardiva. La circolare raccomanda alle Regioni di anticipare le gare per l’approvvigionamento dei vaccini, basandoli sulle stime della popolazione eleggibile e non sui dati delle coperture stagionali precedenti.

Le categorie cui offrire la vaccinazione sono rappresentate in primo luogo dalle persone ad alto rischio di complicanze o ricoveri correlati all’influenza:

  • gli over 65
  • le donne in gravidanza e nel post partum
  • le persone da 6 mesi a 65 anni con patologie di base che aumentano il rischio da influenza

A questi si aggiungono gli operatori di servizi essenziali, quindi personale sanitario, forze di polizia, vigili del fuoco e altre categorie socialmente utili.

Oggi in Italia possiamo accedere a diverse tipologie di vaccini antinfluenzali in grado di offrire una protezione appropriata, a seconda dell’età e della condizione di salute di ogni individuo. In particolare, risultano attualmente disponibili il vaccino standard coltivato su uova, il vaccino quadrivalente su coltura cellulare, il vaccino vivo attenuato quadrivalente per la popolazione pediatrica e infine il vaccino ad alto dosaggio e il vaccino adiuvato con MF59, entrambi specificatamente indicati per la popolazione anziana.

Nonostante le raccomandazioni delle autorità sanitarie che rassicuravano in merito all’esecuzione contemporanea della vaccinazione per il Covid-19 e quella antinfluenzale, nel corso della campagna vaccinale della scorsa stagione un buon numero di persone ha preferito vaccinarsi esclusivamente contro il virus SARS-CoV-2, spesso posticipando e talvolta anche evitando del tutto la vaccinazione contro l’influenza. Queste scelte rischiano di ripercuotersi negativamente sulla salute della popolazione eleggibile. I timori dei pazienti sono soprattutto relativi alla paura di avere degli effetti indesiderati e non ad una eventuale riduzione dell’efficacia dei vaccini. I dati di letteratura forniscono ampie conferme sulla sicurezza e sull’efficacia della co-somministrazione dei due vaccini.

Alcuni studi ipotizzano addirittura la possibilità che la vaccinazione antinfluenzale di per sé possa esercitare un effetto non specifico protettivo nei confronti dell’infezione da SARS-CoV-2, come dimostrato da vari studi.

In un’ottica di prevenzione vaccinale ricopre un ruolo sempre più determinante il medico di medicina generale, a cui spetta svolgere un’attività di informazione ed educazione estremamente importante nel promuovere le campagne vaccinali. Il parere del medico di medicina generale si è dimostrato rilevante particolarmente nella popolazione anziana, maggiormente esposta al rischio di complicazioni causate dall’influenza, con conseguenze a volte estremamente serie in termini di ricoveri in terapia intensiva e di mortalità. Si stima infatti che fra i 77,7 e il 96,1 per cento dei decessi riconducibili all’influenza riguardi proprio la popolazione con più di 65anni.

Da anni la FNP CISL si occupa di prevenzione vaccinale e anche questo anno riteniamo sia importante, per tutti i pensionati, effettuare oltre il richiamo contro il Covid -19 anche la vaccinazione contro l’influenza stagionale.

 

Fonte: pensionati.cisl.it