Presentazione del libro “Pierre Carniti, tentare l’impossibile per fare il possibile”
“Ho trovato molto bella la scelta di presentare il volume curato da Flo Carniti nel contesto della città di Vimodrone, dove vive e abita la mia amica Vanna Carniti, sorella di Pierre.
Ho detto subito a Vanna ci sarò e ci sono!
Ricordare Pierre Carniti qui oggi è per me un grande privilegio: la sua storia continua a rappresentare una sorgente preziosa per la Cisl, per il sindacato, per i giovani sindacalisti, per il mondo del lavoro e per il sottoscritto.
Soprattutto, in questa stagione di choc globali, di guerre, di crisi economica e sociale, e di continui mutamenti del quadro sociale e politico nazionale, europeo e internazionale.
A cinque anni dalla sua scomparsa, non dobbiamo stancarci di ricordare il suo profilo umano, il suo profilo di sindacalista, il suo profilo politico.
Pierre Carniti è stato uno dei grandi protagonisti dell’Italia della seconda parte del Novecento.
Ripercorrere, non solo la biografia di Pierre Carniti, ma anche la sua fitta tela di relazioni e amicizie, ci permette oggi di comprendere ancora una volta il suo amore e la sua passione per il sindacato, per i lavoratori e le lavoratrici, per il bene comune del Paese, per il “fare giustizia insieme”, come ha ricordato nel giugno del 2017 Papa Francesco.
Pierre ha sempre concepito il sindacalismo come azione collettiva da fare e comunicare insieme, dentro e fuori il cerchio ristretto del mondo sindacale. Oltre al sindacato dell’azione collettiva, Carniti ha sempre accostato il ‘sindacato dell’immagine’ rivolto all’esterno del cerchio ristretto dello stesso sindacato. A quei tempi fu un vero e proprio cambio di paradigma ma, soprattutto, una nuova via di comunicazione per rompere il silenzio pubblico che circondava il sindacato, quando giornali, tv e media ne snobbavano l’esperienza.
Nel ricordare oggi qui Pierre Carniti, il primo aspetto che voglio sottolineare è la sua indole ostinata che lo ha contraddistinto in tutta la sua attività sindacale e poi politica.
In particolare, Pierre ha, da sempre e in misura crescente con il passare degli anni, affiancato la ‘normale’ presenza del conflitto nel contesto delle relazioni sindacali, alla predisposizione della partecipazione e alla capacità di visione, a partire dal ruolo economico e sociale del sindacato, in particolare attraverso il protagonismo della contrattazione collettiva.
Un altro aspetto rilevante di Pierre è stato certamente quello del rapporto con la formazione e il sapere, con la conoscenza e competenza: uno stimolo importante per tutta la sua azione futura di orientamento strategico.
Oggi sappiamo che Carniti rifiutò la prima chiamata della Cisl al già ‘mitico’ Centro Studi di Firenze nel 1955 e partecipò, come è noto, al celebre corso ‘lungo’ nel 1956, un’annata particolarmente ricca di talenti per la Cisl poiché suoi compagni furono, tra gli altri, Eraldo Crea, Mario Colombo, Franco Marini.
L’impegno di Carniti è sempre stato rivolto alla valorizzazione della capacità di innovazione che è propria della Cisl fin dalle sue origini, e proprio nella scuola di Fiesole, dove ancora oggi militanti e futuri dirigenti provenienti dal mondo della produzione si incontrano con economisti, i giuslavoristi e i sociologi dell’Università cattolica e non solo.
Pierre qui ha conosciuto i laici Gino Giugni e Federico Mancini, che furono poi protagonisti della regolazione delle relazioni industriali nel nostro Paese. Singolare sono le testimonianze sul suo rapporto intenso e dialettico con Vincenzo Saba, braccio destro di Mario Romani e, all’epoca, direttore del Centro Studi di Firenze.
Con una scelta innovativa e non casuale, una volta terminato il ‘corso lungo’, i sindacalisti di allora usciti dal Centro di Firenze venivano inviati, non nel territorio di provenienza, ma in strutture diverse, con un sostegno economico di un paio di anni da parte della confederazione nazionale.
La storia personale di Carniti, com’è noto, si intrecciò con la crescita impetuosa del lavoro industriale nell’area milanese.
Un elemento che voglio ricordare oggi è quando, e quanto, Carniti, abbia saputo accompagnare la Cisl in quel periodo storico: un sindacato autonomo, partecipativo, responsabile nell’accezione più alta di questa parola.
Il tema della democrazia economica e della partecipazione dei lavoratori nelle imprese e nelle istituzioni, com’è noto, è stato centrale fin dalle origini nelle concezioni della Cisl, incontrando, fino ad oggi, una serie di difficoltà che oggi sarebbe decisivo superare. Ancora oggi di grande attualità, voglio ricordare la proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla ‘Partecipazione dei lavoratori’, volta all’applicazione dell’articolo 46 della Costituzione che prevede il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende.
E’ una proposta che vuole riaprire il dibattito sulle relazioni industriali in Italia, in una prospettiva europea. E’ una proposta che riguarda anche la partecipazione dei lavoratori ai processi di accumulazione del capitale, secondo una linea già indicata dalla Cisl con il c.d. ‘Risparmio contrattuale’ proposto da Bruno Storti nel 1961 e, appunto, con il Fondo di solidarietà sostenuto proprio da Pierre Carniti nel 1980.
Infatti, tra gli orizzonti di Pierre Carniti, vi è stata una progressiva attenzione al ‘ruolo economico del sindacato’, accompagnato dalla stretta collaborazione con l’economista Ezio Tarantelli ucciso dalle Br il 27 marzo 1985.
Tra le sue proposte innovative, anche se non fortunata in quel periodo, va ricordata la riflessione sull’importanza del sindacato e dei lavoratori stessi come motori dello sviluppo territoriale, alla base dell’idea avanzata, dello 0,50% di risparmio/investimento contrattuale denominato ‘Fondo di solidarietà’.
La proposta Carniti delineava, allora, uno strumento innovativo di programmazione e partecipazione economica dal basso che avrebbe dovuto essere alimentato dallo 0,50% dei singoli salari su base volontaria, in favore di investimenti rivolti in primis al Mezzogiorno e alle aree periferiche.
Una proposta che puntava a portare ‘il peso politico del sindacato confederale direttamente nel cuore dei processi di formazione e destinazione delle risorse, non mutando la propria natura, ma un tentativo per oltrepassare un spartiacque storica di ripartizione dei ruoli tra Stato e società, tra politica ed economia’.
Se vogliamo soffermarci ancora un momento sulla concezione puramente sindacale di Carniti, va ricordato anche il suo coltivare e, quasi, estremizzare alcune concezioni della Cisl delle origini. Si pensi all’idea che gli associati iscritti al sindacato dovessero avere dei vantaggi rispetto ai lavoratori non iscritti indifferenti alla dimensione collettiva di bene comune e di sindacato, ma pronti a godere dei risultati e dei vantaggi dell’azione sindacale.
E non possiamo dimenticare ovviamente il passaggio fondamentale del 1984-1985 e di un segretario generale Cisl, in precedenza grande artefice dell’unità sindacale che compì, con grande coraggio, invece, una rottura storica.
Fu proprio Pierre a sottolineare che una forza sindacale matura deve dare il suo contributo nel fermare l’inflazione, intesa non solo come crescita incontrollata del costo della vita, ma come fattore di divisione e di impedimento di qualsiasi crescita giusta.
Su questo, com’è noto, avvenne lo scontro con la parte maggioritaria della Cgil e la crisi definitiva della Federazione unitaria Cgil Cisl Uil.
Una rottura – è bene ricordarlo – avvenuta non tanto sul merito di come affrontare la spirale inflazionistica a due cifre, ma sulla pregiudiziale operata dal Partito comunista guidato da Enrico Berlinguer sulla non possibilità, per il sindacato, di assumere un ruolo autonomo nel negoziato con il Governo, a prescindere dai condizionamenti esterni.
A Carniti si deve poi un peculiare impegno nella creazione di strutture che favorissero la democrazia e la partecipazione nei luoghi di lavoro con i consigli dei delegati.
La stagione di Pierre Carniti alla guida della Cisl è stata tra le più rilevanti e le più complesse nella storia del sindacato confederale e della stessa Cisl.
Negli anni della più dura contestazione a un ordine economico che separava il progresso materiale dal progresso sociale, così come negli ultimi anni del suo mandato da segretario generale, Pierre Carniti ha operato con una direttrice e con obiettivi ben chiari: rimuovere i profondi squilibri, le diseguaglianze, le ingiustizie più gravi che tormentavano il mondo del lavoro italiano.
Le sue scelte sono sempre state ispirate al senso dell’ideale che qualifica la pratica quotidiana nel sindacato. Nelle belle pagine che lui stesso ha dedicato al mestiere del sindacalista, Carniti ha evocato il senso di responsabilità e di attenzione al cambiamento, necessario per evitare di richiudersi in una logica difensiva nell’illusione di vagheggiare l’avvenire ma di non saper gestire il presente.
Pierre Carniti ha cercato sempre di cogliere le potenzialità del sindacato in costante raccordo tra pensiero e azione con grande fiducia nell’azione collettiva per la sua concretezza e per i suoi valori.
Il suo esempio e le sue parole oggi spingono a riscoprire il desiderio e la passione di fare il sindacato, di combattere le buone battaglie con tenacia e passione nel momento delle vittorie e nel momento delle sconfitte.
Voglio ricordare e sottolineare la pazienza, la passione e l’intelligenza di un uomo che ha saputo accompagnare la Cisl in uno dei periodi più tragici della storia del nostro Paese.
Ma tenacia, pazienza, passione e intelligenza sono doti incompiute in assenza dell’umanità. L’umanità di Pierre Carniti è testimoniata dalle amare considerazioni con cui si è soffermato sul caso di Giuseppe Taliercio, il dirigente del Petrolchimico di Porto Marghera ucciso dalle Br il 5 luglio 1981 dopo una lunga prigionia. Ricordando, pochi mesi prima di morire, l’incontro con la moglie di Taliercio avvenuto anni prima, scrive: “Ogni tanto mi chiedo se si poteva fare qualcosa di più”.
Una riflessione tormentata e sincera di un grande dirigente sindacale dalle profonde doti morali. Un vero leader che ha incarnato i valori e le idee forti di un sindacato che ha cercato di reggere la sfida delle tante contraddizioni e resistenze al cambiamento che caratterizzano il nostro Paese, resistenze che si sono opposte e che anche oggi si oppongono alla piena realizzazione della dignità delle persone che lavorano e dei diritti di piena cittadinanza per i lavoratori, per i pensionati e per le loro famiglie.
Ma il lascito più importante da parte di questo grande segretario generale della Cisl è la sua concezione positiva e propositiva dell’autonomia del sindacato.
Non è un caso – e concludo – che il Premio Pierre Carniti rappresenti ancora oggi un importante strumento di dialogo del sindacato con i giovani che si occupano di ricerche sul lavoro e sulla sua rappresentanza.
Sta a noi oggi riflettere in modo non meramente celebrativo sulla sua figura ma cogliere questa occasione per verificare cosa di più possiamo fare per dare continuità a quei valori e alla sua testimonianza di vita.
Grazie del cortese invito, grazie di questa opportunità che mi avete offerto, e grazie anche di avermi fatto ritornare giovane per un giorno.
Buona vita a tutti!”
Fonte: pensionati.cisl.it