La Corte riconosce che in Afghanistan le misure adottate ai danni delle donne sono veri e propri atti di persecuzione
La sentenza della Corte di Giustizia
La Corte di Giustizia Ue, in una sentenza del 4 ottobre scorso, ha stabilito che tutte le donne afgane hanno diritto di asilo negli Stati membri senza necessità di accertamenti o controlli. La sentenza è stata emessa dalla Corte Ue dopo aver esaminato il caso di due giovani afghane, immigrate in Austria nel 2015 e nel 2020. L’asilo fu loro rifiutato, ma dall’agosto 2021 le cose sono radicalmente cambiate in Afganistan con il ritorno al potere dei talebani e il tribunale austriaco ha sottoposto il caso alla Corte Ue. In particolare, si chiedeva all’organo giudiziario europeo se le misure discriminatorie messe in atto dai talebani sono da considerarsi atti di persecuzione tali da giustificare il riconoscimento dello status di rifugiate, e se nella valutazione devono entrare altri elementi, oltre alla nazionalità e al sesso della richiedente.
La Corte di Giustizia ha riconosciuto che tutte le donne in Afghanistan sono perseguitate e annientate per il solo fatto di appartenere al genere femminile e, conseguentemente, nel valutare la concessione dello status di rifugiato è sufficiente che la richiedente sia afghana.
La Corte esclude la necessità per gli Stati membri di considerare altri elementi, dal momento che, in Afghanistan, le misure discriminatorie nei confronti delle donne sono sufficientemente gravi da confermare il rischio di “subire persecuzioni” con il ritorno nel Paese di origine.
Afghanistan: inaccettabili le misure discriminatorie imposte alle donne
In Afghanistan, come sappiamo, sono numerose e inaccettabili le misure discriminatorie imposte alle donne, tra le quali ricordiamo la privazione di qualsiasi protezione giuridica contro le violenze di genere e domestiche, il matrimonio forzato, il divieto di far sentire pubblicamente la propria voce, la limitazione dell’accesso all’istruzione, al lavoro e alla politica, l’impossibilità di accedere all’assistenza sanitaria, l’assenza di libertà di circolazione e l’obbligo di coprirsi completamente corpo e volto. Si tratta di un contesto sociale in cui la figura della donna e i suoi diritti sono annullati. La storica sentenza della Corte Ue ribadisce un principio fondamentale: le misure ai danni delle donne in Afghanistan sono vere e proprie violazioni di “diritti fondamentali connessi alla dignità umana”.
Fonte: pensionati.cisl.it