Dall’inizio del nuovo millennio ad oggi profonde trasformazioni strutturali, demo-sociali ed economiche ridefiniscono e caratterizzano condizioni e prospettive intergenerazionali.
L’economia italiana: cresce
Iniziamo con una buona notizia: nell’ultimo triennio l’economia italiana è cresciuta più della media dell’Ue, anche più di Francia e Germania. L’inflazione, però, ha avuto effetti soprattutto sulle famiglie, le cui retribuzioni non hanno tenuto il passo dell’inflazione determinando una riduzione del potere d’acquisto, in particolare delle fasce di popolazione meno abbienti.
Le condizioni e la qualità della vita: la popolazione anziana
La lettura del Rapporto, in particolare del capitolo 3 “Le condizioni e la qualità della vita”, ci offre interessanti dati sulla popolazione anziana relativamente a diversi settori.
Tutti i dati si riferiscono al 2023.
VITA SOCIALE E INTERESSI: POCO DIGITALI MA IMPEGNATI NEL SOCIALE
Solo 4 persone su 10 di 65 anni e più dichiarano di utilizzare Internet regolarmente (in aumento comunque rispetto al 2003). Si mantengono elevate anche nel 2023 le differenze di genere (47,0% degli uomini a fronte del 34,6% delle donne) e tra Nord e Sud del Paese.
Quasi 8 persone su 10 di 65 anni e più possono contare sul sostegno di amici, vicini o parenti non conviventi. Il 65,1% dichiara di potere contare sui vicini, il 59,6% sugli amici e il 48,3% su parenti non conviventi.
Tra le persone di 65 anni e più i livelli di partecipazione politica sono cresciuti nel tempo: 6 anziani su 10 contro poco più di 5 su 10 nel 2003. Tra la popolazione di 65-74 anni si è raggiunta la quota più elevata (64,5%), e tra gli ultra-settantaquattrenni si è registrato l’incremento più marcato rispetto al 2003 (+8,1%).
Tra il 2003 e il 2023, la quota di persone di 65 anni e più che svolgono attività di volontariato è cresciuta dell’1,7%. Lo stesso andamento si è osservato per la partecipazione sociale, passata dal 10,0% all’11,4%.
Il 17,2% delle persone di 65 anni e più ha svolto almeno due attività culturali fuori casa nel corso di un anno, valori di oltre una volta e mezzo superiori rispetto al 2003. Inoltre è aumentata l’abitudine a leggere almeno un libro l’anno (29,5% rispetto al 23,5% nel 2003).
SALUTE: SEMPRE PIU’ IN FORMA
Per gli anziani si evidenzia nel tempo un miglioramento delle condizioni di salute: le persone in buona salute sono passate dal 29,4% del 2009 al 37,8% del 2023 e, parallelamente, si è ridotta la condizione di multicronicità (dal 38,7% del 2003 al 34,3% del 2022).
Tra il 2003 e il 2023 è cresciuta la quota di anziani che fa una colazione adeguata (dal 79,8% all’85,1%); stabile il consumo giornaliero di 4 o più porzioni di frutta e/o verdura che riguarda circa un anziano su quattro. Stabile anche l’eccesso di peso (poco più di 5 persone su 10), sebbene sia in aumento l’obesità (dal 13,6% al 14,8%).
Il consumo di alcol è stabile tra la popolazione anziana (poco più di 6 anziani su 10), con quote più elevate tra gli uomini che tra le donne (circa 80% contro 50%). L’analisi dei consumi più a rischio evidenzia una riduzione di chi supera i livelli giornalieri raccomandati (dal 28,3% del 2003 al 16,7% del 2023).
In peggioramento l’abitudine al fumo per la fascia d’età 65-74 anni (che passano dal 12,6% al 15,6%) e, viceversa, in lieve miglioramento nella fascia dei 75 anni e più. A fronte di una riduzione della quota dei fumatori tra i maschi, tra le donne le quote di fumatrici sono raddoppiate (da 4,4% a 8,8%).
Tra il 2003 e il 2023 è raddoppiata la quota di anziani che praticano sport (dal 6,7% al 16,4%). Tale aumento ha riguardato soprattutto le donne, riducendo così il divario di genere.
Gli anziani mostrano, rispetto alle altre fasce di età, livelli di soddisfazione mediamente più bassi: è pari al 72,8% la quota di soddisfatti nei confronti degli amici, al 69,2% per il tempo libero, al 63,5% per la salute e al 62,0% per la situazione economica.
DEMOGRAFIA: I PIU’ LONGEVI SONO I SARDI
Dal 2012, a livello medio nazionale, l’indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione di 65 anni e più e popolazione di età tra 0 e 14 anni) è aumentato di 44,7 punti arrivando a 193,1. La differenza massima si ha in Sardegna (88,3 punti), dove la popolazione residente è al contempo tra le più longeve d’Italia e con la fecondità più bassa.
Le previsioni demografiche indicano una tendenza allo spopolamento e all’invecchiamento: entro il 1° gennaio 2042, la popolazione residente in Italia potrebbe ridursi di circa 3 milioni di unità e in 50 anni (1° gennaio 2072) di oltre 8,6 milioni.
Un terzo della popolazione di 65 anni e oltre vive nelle 14 città metropolitane. Quasi un terzo di questi anziani vivono da soli, contro meno del 30% a livello nazionale. D’altra parte, sono anche più istruiti rispetto alla media nazionale: oltre un terzo è in possesso almeno del diploma (circa un quarto in Italia) e l’11,1% ha conseguito una laurea o altro titolo terziario (oltre l’8% di media nazionale).
Fonte: pensionati.cisl.it