“Occorrono interventi significativi e mirati per non esaurire la spinta positiva di questa fase: accelerare sul potenziamento dei servizi per l’impiego e sulle riforme del sistema scolastico e dell’orientamento; introdurre incentivi mirati per quelle platee ancora relegate all’inattività, in particolare premiando le aziende che introducano con accordo sindacale misure di conciliazione equamente utilizzate da lavoratori e lavoratrici; investire sui servizi per consentire alle donne di lavorare, non solo asili nido ma anche tempo pieno a scuola, centri estivi, accelerazione della legge sulla non autosufficienza. Infine occorrono misure di sostegno alla produttività e alla crescita”. E’ quanto sottolinea il primo numero del Report Cisl sull’occupazione, a cura del Dipartimento Mercato del lavoro della Confederazione. Una ricerca che ha l’obiettivo di fornire periodicamente un quadro dei principali dati sul lavoro ed elementi utili per una chiave di lettura dei dati stessi. Un approfondimento per poter comprendere i motivi per cui i dati sull’occupazione, derivanti da diverse fonti di rilevazione, possono apparire discordanti, dando luogo spesso a commenti contrastanti.
Secondo i dati analizzati dalla Cisl per il terzo anno consecutivo cresce l’occupazione: nel quarto trimestre 2023 gli occupati sono aumentati del 2,3% rispetto ad un anno fa, mentre calano i disoccupati e prosegue da metà 2021 la riduzione degli inattivi. A crescere è l’occupazione “buona”, quella a tempo indeterminato, con quasi 500.000 posti fissi in più in un anno e il calo di quelli a termine.
Questi dati sono conseguenza di un rimbalzo post-covid superiore alle attese e di una serie di concause. Dipendono in buona parte anche dalla carenza di competenze, che sta diventando la vera emergenza e che, se in questa fase spinge le aziende ad assumere con contratti stabili, potrebbe diventare a breve un freno alla crescita, già bassa, e, se non affrontata per tempo, rischia di alimentare un bacino di lavoratori disoccupati o sottopagati a causa delle competenze inadeguate.
Pertanto è necessario iniziare a sciogliere la contraddizione della compresenza di aziende che non trovano le competenze ricercate con larghe fasce di inattività di donne e giovani che, nonostante questi recenti miglioramenti, tengono l’Italia inchiodata ai tassi di occupazione più bassi nell’UE-27, primato a cui concorrono soprattutto i dati del Mezzogiorno.
Così come va sciolto il dualismo tra aziende più produttive che soffrono la carenza di personale ed altre che non offrono adeguate condizioni di lavoro e retributive, spingendo donne e giovani a cercare condizioni migliori, alle quali, però, non sempre possono aspirare concretamente, perché non in possesso delle competenze richieste”, spiega il Report Cisl.
Fonte: cisl.it