È stato pubblicato un interessante studio dall’Università di Sichuan del West China Hospital (Cina), in cui è stato dimostrato che svolgere frequentemente attività sociali può prolungare la durata della vita delle persone anziane. La ricerca si basa su studi condotti utilizzando i dati del Chinese Longitudinal Healthy Longevity Survey (CLHLS), uno studio prospettico su persone anziane ancora indipendenti.
La ricerca ha interessato un campione di 28.563 partecipanti anziani a cui è stato chiesto quanto spesso si fossero impegnati in attività sociali, scegliendo tra “quasi ogni giorno”, “almeno una volta a settimana”, “almeno una volta al mese”, “di tanto in tanto”, e “mai”. La sopravvivenza è stata monitorata per una media di cinque anni o fino alla morte.
Nei primi cinque anni considerati, 25.406 persone hanno dichiarato di non aver svolto alcuna attività sociale, 1.379 di farlo a volte, 693 almeno una volta al mese, 553 almeno una volta alla settimana, e 532 quasi quotidianamente. Durante l’intero periodo di monitoraggio, 21.161 (74%) partecipanti sono deceduti, 15.728 entro i primi cinque anni. Complessivamente, un’attività sociale più frequente è stata associata a una sopravvivenza significativamente più lunga.
Maggiore è stata la frequenza dell’attività sociale, più alta è stata la probabilità di vivere a lungo. Fino a cinque anni dall’inizio del periodo di monitoraggio il tempo al decesso è stato ritardato del 42% in coloro che socializzavano occasionalmente, del 48% in coloro che lo facevano almeno una volta al mese, del 110% in coloro che lo facevano almeno settimanalmente e dell’87% in coloro che lo facevano quasi ogni giorno, rispetto a coloro che hanno affermato di non aver mai socializzato.
Sicuramente la solitudine è uno dei fattori che maggiormente incidono sulla qualità di vita delle persone anziane e sulla loro longevità, insieme anche ad altri fattori quali il livello culturale, la condizione economica e il benessere psicofisico. La funzione sociale dell’anziano diventa essenziale perché svolge un ruolo protettivo e la sua mancanza, a volte, può portarlo ad una condizione di disperazione e di perdita del senso di vita.
I DATI IN ITALIA
L’Istat nel 2018 ha rilevato che in Italia il 13 % della popolazione vive da sola, e di questi circa 1,2 milioni sono over 65. La solitudine si acutizza al crescere dell’età, infatti se tra i 55 e i 74 anni vive solo il 16% della popolazione, negli over 75 la percentuale si raddoppia, arrivando a toccare il 38%.
I dati mettono in luce un altro agghiacciante fenomeno che coinvolge proprio gli ultrasettantacinquenni. Circa il 40% di questi non ha né parenti né amici su cui contare in caso di bisogno e solo il 12% può rivolgersi al massimo ad un vicino di casa.
Spesso la condizione di solitudine negli over 75 è connessa anche un basso livello di autonomia funzionale. Su una popolazione di riferimento composta da circa 6,9 milioni di over 75, sono stati identificati oltre 2,7 milioni di individui che presentano gravi difficoltà motorie, comorbilità, compromissioni dell’autonomia nelle attività quotidiane di cura della persona e nelle attività strumentali della vita quotidiana. Queste persone hanno bisogno di assistenza domiciliare, di telemedicina, di ascolto e compagnia e di qualcuno che li aiuti nello svolgimento delle normali attività della vita quotidiana.
La nostra è una società che moltiplica le micro-famiglie individuali e non aggrega. Secondo l’ultima indagine Istat “previsioni della popolazione residente e delle famiglie – anno 2021” pubblicata nell’ottobre 2022, l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole; il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli.
Le famiglie monocomponente, soprattutto per la loro composizione per età, hanno una ricaduta sociale importante: è, infatti, principalmente nelle età avanzate che aumentano molto le persone sole. Se già nel 2021 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta la metà di chi vive da solo, nel 2041 raggiungerà il 60%. In termini assoluti, le persone sole arriveranno a 10,2 milioni (+20%), di cui 6,1 milioni avranno 65 anni e più (+44%). Nel 2021 tra gli uomini che vivono soli, circa uno su tre ha più di 65 anni (32,3%), mentre tra le donne il rapporto sale a oltre tre su cinque (63,1%). Negli anni le previsioni mostrano uno scenario in cui l’incidenza di uomini e donne di 65 anni e più nel complesso delle famiglie unipersonali aumenta sostanzialmente, per cui gli uomini arriveranno nel 2041 a costituirne il 42,5% e le donne addirittura il 72,2%.
IL RUOLO DEGLI ANZIANI NELLA SOCIETÀ
L’aumento della sopravvivenza tra gli anziani, molti dei quali soli, potrebbe comportare un futuro aumento dei fabbisogni di assistenza. Un maggior numero di anziani soli può, però, generare anche risvolti positivi; la più lunga sopravvivenza, caratterizzata, si presuppone, anche da una migliore qualità della vita, potrebbe consentire a queste persone di svolgere un ruolo attivo nella società: ad esempio, come già accade oggi e verosimilmente un domani, supportando le famiglie dei propri figli nella cura dei nipoti e garantendo loro sostegno economico, partecipando al ciclo economico nella veste di consumatori di servizi assistenziali ma anche in quella di investitori di capitali.
Lo scambio esperienziale tra generazione può essere da stimolo per tanti anziani e tanti giovani. Puntare sulla reciprocità sembra essere una delle soluzioni migliori. Come ci ricorda anche Maria Rita Parsi, psicologa, psicoterapeuta, docente, saggista, scrittrice italiana e attuale componente dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.
Per queste ragioni occorre pensare a servizi che prevedano uno scambio reciproco tra anziani e giovani, in modo da sottolineare e valorizzare il loro apporto positivo alla società nonostante la loro età. Per ricordare, in sostanza, che abbiamo ancora bisogna di loro!
Appare interessante da questo punto di vista il progetto, ancora in fase di sviluppo a causa dell’emergenza sanitaria, proposto da un Centro Sociale per giovani e ragazzi della provincia di Ancona. L’iniziativa prevede delle giornate in cui gli anziani mostreranno ai giovani “antiche arti domestiche” come preparare la pasta fresca, ricamare, cucire a maglia, svolgere piccoli lavoretti in legno, ecc. In altre giornate invece saranno i giovani ad insegnare qualcosa agli anziani con attività come: imparare ad utilizzare lo smartphone o il computer, a fare ricerche online stando attenti alle truffe, utilizzare i social network e tanto altro.
L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO
Il tema della solitudine degli anziani è al centro del pensiero di Papa Francesco che, nel suo Angelus del 26 luglio 2020, a margine della situazione pandemica dichiarava “vorrei invitare i giovani a compiere un gesto di tenerezza verso gli anziani, soprattutto i più soli, nelle case e nelle residenze, quelli che da tanti mesi non vedono i loro cari. Cari giovani, ciascuno di questi anziani è vostro nonno! Non lasciateli soli! Usate la fantasia dell’amore, fate telefonate, videochiamate, inviate messaggi, ascoltateli e, dove possibile nel rispetto delle norme sanitarie, andate anche a trovarli. Inviate loro un abbraccio. Loro sono le vostre radici. Un albero staccato dalle radici non cresce, non dà fiori e frutti. Per questo è importante l’unione e il collegamento con le vostre radici. “Quello che l’albero ha di fiorito, viene da quello che ha di sotterrato”, dice un poeta della mia Patria. Per questo vi invito a fare un applauso grande ai nostri nonni, tutti!
Papa Francesco interviene anche sul tema intergenerazionale “Solamente se i nostri nonni avranno il coraggio di sognare e i nostri giovani di profetizzare grandi cose, la nostra società andrà avanti. Se vogliamo «visioni» per il futuro, lasciamo che i nostri nonni ci raccontino, che condividano i loro sogni. Abbiamo bisogno di nonni sognatori! Sono loro che potranno ispirare i giovani a correre avanti con la creatività della profezia. Oggi i giovani necessitano dei sogni degli anziani per avere speranza, per avere un domani.” (….) Senza i sogni degli anziani i progetti dei giovani non hanno radici né saggezza, oggi più che mai, quando il futuro genera ansia, insicurezza, sfiducia, paura. Solo la testimonianza degli anziani li aiuterà ad alzare lo sguardo verso l’orizzonte e verso l’alto, per scorgere le stelle. Già soltanto sapere che è stato possibile lottare per qualcosa per cui valeva la pena, aiuterà i giovani ad affrontare il futuro. (Francesco. La Saggezza del tempo – di padre Antonio Spadaro).
Da tempo la FNP CISL è impegnata nel promuovere politiche sull’invecchiamento attivo e sul contrasto alla solitudine nella persona anziana. In particolare, con le diverse iniziative organizzate da Voi nei territori e la collaborazione attiva con “Happyageing”. E può diventare davvero utile per tutta la FNP CISL continuare a mettere in campo progetti concreti nei territori per combattere in modo efficace uno dei mali più insidiosi che assillano gli anziani. Iniziative da “socializzare e diffondere” come buone pratiche in tutte le regioni, senza mai dimenticare che gli anziani, con il loro bagaglio di esperienza, sono una risorsa utilissima per la società.
Fonte: pensionati.cisl.it