“Il varo della legge delega da parte del Consiglio dei Ministri conferma in pieno tutte le perplessità rimaste dopo la convocazione delle organizzazioni sindacali di martedì scorso”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl Giulio Romani. “Intanto ci pare che nessuna delle osservazioni portate al tavolo sia stata presa in considerazione, confermando il carattere meramente informativo dell’incontro. Rimane quindi forte la critica sia rispetto al metodo adottato, sia rispetto ai contenuti paventati dalla delega. Non siamo ovviamente contrari alla dichiarazione di intenti circa la riduzione della pressione fiscale, ma non apprezziamo soluzioni che riducono la progressività e che aprono a forme di conciliazione strutturale nei confronti di chi non paga le tasse dovute, non chiarendo se si possa escludere che il minor gettito che produrrebbero gli interventi a favore di imprese, contribuenti in difficoltà e redditi più elevati venga bilanciato a carico della spesa sociale o di aggravi di imposizione sui redditi più bassi di lavoratori dipendenti e pensionati. La delega ci pare debole, finanche tollerante, verso l’evasione, istituendo un meccanismo di concordato biennale che genererà la rincorsa “allo sconto sulle tasse” da parte di contribuenti, fintamente o veramente, bisognosi, mentre dipendenti e pensionati continueranno a pagare quando dovuto alla fonte, senza sconti, né possibilità di sottrarsi all’imposizione, indipendentemente dai loro bisogni. Noi pensiamo invece che la lotta all’evasione debba essere rilanciata con decisione, rafforzando gli strumenti di tracciabilità delle transazioni a partire dall’estensione della fattura elettronica, dalla connessione tra banche dati finanziarie e fiscali, dalla digitalizzazione dei pagamenti. Orientando le aliquote verso un sistema flat, si contravviene al principio costituzionale di progressività, un principio di giustizia sociale. Sostenere che anche le aliquote flat possono garantire la progressività è una mezza verità, perché omette di dire che una flat tax bassa, per quanto i redditi minori possano beneficiare di detrazioni, avvantaggia comunque di gran lunga i redditi più elevati interrompendo presto la crescita del prelievo. Noi invece crediamo che le azioni di riduzione del carico fiscale debbano essere concentrate sui redditi bassi e medi da lavoro e da pensione, elevando la no tax area, detassando la contrattazione di secondo livello a favore anche dei lavoratori pubblici, aumentando la detassazione per i benefit contrattati, aumentando la tassazione delle rendite a favore di un recupero per salari e pensioni. Affermare che, provvisoriamente, si intende ridurre il numero delle aliquote e degli scaglioni Irpef da quattro a tre, senza precisare quale sia la nuova distribuzione, non consente neppure di sapere a chi andranno i benefici di questo primo cambiamento. Noi pensiamo che sia corretto abbassare la pressione fiscale, e dunque le aliquote, a partire dai redditi da lavoro dipendente e da pensione medi e bassi. Ovviamente la delega avrà un iter parlamentare e, successivamente, dovrà essere attuata attraverso specifici decreti entro 24 mesi: questo ci consente di dire che il percorso sarà sufficientemente lungo e articolato per provare a mettere in campo tutte le azioni possibili, anche unitariamente con CGIL e UIL, per contrastare e correggere le storture che, così come è adesso, appaiono evidenti”.
Fonte: cisl.it