Il peggio, sul fronte della crisi energetica, è passato. Ma il percorso verso l’autonomia, la transizione green e verso il ritorno a tariffe sostenibili resta ancora lungo. L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha provato a tracciarlo. “Ci vorranno da due a tre anni perché l’Europa sia in grado di sostituire completamente il gas russo”, ha detto Descalzi, prevedendo che le importazioni totali dell’Europa dalla Russia quest’anno saranno circa 60 miliardi di metri cubi inferiori rispetto al 2022. “La grande sfida a partire da marzo – secondo l’Ad di Eni – è essere in grado di trovare il gas per sostituirlo”. Anche sui prezzi bisogna restare cauti. Quelli del gas sono diminuiti negli ultimi mesi, ma, ha spiegato Descalzi, potrebbero aumentare “non appena dovremo iniziare a riempire gli stoccaggi in Europa”.
Per ora, comunque, con gli stoccaggi pieni, grazie anche a un inverno mite e al risparmio di famiglie e imprese, il prezzo del gas si attesta intorno ai 50 euro al megawattora, ossia ai minimi dal 2021. Con le attuali quotazioni, inoltre, si attendono cali anche per la luce. Con il risultato di un risparmio complessivo per le famiglie stimato intorno ai 600 euro all’anno.
Risparmi che arriveranno dopo un anno di spese record per le famiglie, che hanno ovviato al caro bollette tagliando di molto i consumi. L’Italia, secondo i dati Eurostat, è riuscita a risparmiare poco meno del 20% del gas che consuma. Nell’Unione Europea il consumo è diminuito del 19,3% nel periodo agosto 2022-gennaio 2023, rispetto al consumo medio di gas negli stessi mesi (agosto-gennaio) tra il 2017 e il 2022.
Tranne alcuni casi, dunque, i paesi membri dell’Unione, Italia compresa, sono riusciti a rispettare l’obiettivo di riduzione del 15% per il periodo agosto 2022-marzo 2023 rispetto alla media dello stesso periodo dei cinque precedenti anni consecutivi, fissato dal regolamento Ue, nell’ambito del piano REPowerEU per porre fine alla dipendenza dell’Europa dai combustibili fossili russi.
Tra agosto 2022 e gennaio 2023, tra i paesi dell’Ue, l’Irlanda (-0,3%) ha registrato il minor calo dei consumi di gas naturale nel periodo di riferimento, mentre Spagna (-13,7%) e Slovenia (-14,2%) hanno registrato un calo significativo ma non hanno ancora raggiunto l’obiettivo del 15%. In altri Stati membri della Unione, il risparmio ha superato l’obiettivo del 15% e in alcuni in particolare con un ampio margine (oltre il 40%). I consumi sono diminuiti maggiormente in Finlandia (-57,3%), Lituania (-47,9%) e Svezia (-40,2%). L’Italia è in linea con la media Europea, con un calo del consumo di circa il 19%.
Ovviamente, i risparmi non sono bastati a compensare l’effetto del boom dei costi. Questo è vero per le famiglie, per le imprese e anche per la pubblica amministrazione. Per la sola sanità, rileva Agenas, il conto del caro energia è 1,4 miliardi di euro. La spesa per l’energia nelle aziende sanitarie, che nel 2021 in Italia ha avuto un’incidenza media di 1,3% sul totale dei costi di produzione, ha raggiunto a fine 2022 una media di 2,3%, impattando negativamente sui bilanci di aziende sanitarie e regioni. La voce “utenze elettricità”, che rappresenta il 52,3% della spesa complessiva nel 2022, ha subito un aumento, rispetto all’anno precedente, di oltre 822 milioni; in pratica è raddoppiata. La voce “riscaldamento”, che corrisponde al 36,3% della spesa, nello stesso periodo ha subito un aumento di 508 milioni (+77,5%). E la voce “altre utenze”, che rappresenta l’11,4% della spesa complessiva, registra invece un aumento nel 2022 di 84 milioni euro (+30,1%).
Fonte: conquistedellavoro.it