La Legge di Bilancio entrata in vigore dal primo gennaio 2023, pur mantenendo invariati i saldi nell’impianto complessivo, presenta significativi avanzamenti rispetto al testo iniziale.
Miglioramenti che rispondono a precise richieste della Cisl e della Fnp formulate sia in occasione del confronto dello scorso 7 dicembre con il Presidente Meloni, quanto negli incontri con i Gruppi Parlamentari di maggioranza e opposizione.
In particolare segnaliamo:
l’incremento dall’80% all’85% dell’indicizzazione delle pensioni per gli scaglioni da 4 a 5 volte il trattamento minimo, operazione che garantisce un adeguamento di circa 150 euro al mese per i 2000 e 2500 euro lordi;
l’aumento delle pensioni minime elevate a 600 euro per gli over 75;
la conferma per il 2023 dell’Ape Sociale;
il pacchetto famiglia con l’innalzamento della soglia ISEE a 15.000 Euro per gli sconti in bolletta;
il potenziamento dell’assegno unico universale con un incremento dello stanziamento 345,20 milioni di euro nel 2023 e 457,90 milioni nel 2024;
la ridefinizione dei criteri per il congedo parentale con ulteriori 30 giorni indennizzati all’80% che finalmente si rivolge sia alle mamme che ai papà. Il costo inizialmente quantificato in 117milioni nel 2023 (178 nel 2024) per le sole mamme aumenta di 19 milioni nel 2023 (33 nel 2024) per l’estensione ai papà;
l’aumento a 1.500 euro a persona del bonus psicologico che sarà elargito anche nel 2024, auspicando che diventi strutturale e non solo legato all’emergenza pandemica da Covid-19, perché non c’è salute senza quella mentale, e i bisogni psicologici fanno parte dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza);
i temi della mobilità sostenibile e della rigenerazione urbana, sono obiettivi di politica economica e ambientale che sono stati centrali nei governi precedenti e notiamo con soddisfazione che si sono imposti anche nel Governo Meloni.
Progressi non scontati, frutto di una convinta strategia e di un’azione di pressing del nostro Sindacato sul Governo e sulle forze politiche.
Il 19 gennaio è partito il Tavolo di confronto sulla riforma della previdenza sulla quale abbiamo presentato al Governo una Piattaforma Unitaria, che tra l’altro prevede la pensione di garanzia per i giovani e le donne, la rivalutazione piena di tutte le pensioni, l’allargamento della somma aggiuntiva, la cosiddetta 14° mensilità, fino a 3 volte il minimo INPS, la resa strutturale di Ape sociale per il lavori gravosi e usuranti, la flessibilità in uscita dal lavoro a partire da 62 anni o con 41 anni di contribuzione senza vincolo di età anagrafica.
Ribadiremo, inoltre, il miglioramento di Opzione Donna, con il ritorno alla normativa precedente alla legge di Bilancio.
Per quanto riguarda gli investimenti nel settore della sanità messi a bilancio per la copertura del fabbisogno sanitario nazionale pari a 2,15 miliardi, nonostante il Fondo abbia una dotazione di 128,1 miliardi di euro per l’anno 2023, la stessa è insufficiente lasciando così insoluti, dopo quasi tre anni, gli effetti della pandemia a differenza di quanto avvenuto nei principali Stati europei.
In particolare, registriamo la messa a bilancio di 650 milioni destinati all’acquisto di vaccini e farmaci anti Covid e di 150 milioni di euro per salvaguardare la rete di prossimità delle farmacie italiane a partire dal primo marzo 2023, alle quali viene riconosciuta una remunerazione aggiuntiva per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Ssn. Inoltre, si autorizzata la spesa di 250 mila euro per l’anno 2023 e di 500 mila euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025, a favore degli Istituti di ricovero e cura di carattere scientifico (Irccs) della rete oncologica del Ministero della salute impegnati nello sviluppo delle nuove tecnologie antitumorali Car-T, nonché di 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026, a favore degli Irccs della rete cardiovascolare del Ministero della salute impegnati nei programmi di prevenzione primaria cardiovascolare.
Di fatto, con un tasso di inflazione che viaggia a più del 10 per cento, l’aumento del finanziamento al Ssn sarà di appena 700 milioni rispetto al 2022, a cui si aggiungono i circa 2 miliardi di euro che erano stati già messi a bilancio dalla precedente manovra del Governo Draghi.
Non sono previste risorse aggiuntive dedicate alla non autosufficienza, così come non si registrano, ad oggi, per l’assistenza domiciliare, miglioramenti nell’erogazione delle prestazioni nonostante le prime tranche di finanziamenti arrivate dal Pnrr. Sicuramente attualmente ci sono pochi fondi e crediamo sia importante sottolineare che il tema della non autosufficienza e il reperimento delle risorse, non siano questioni separabili. Nel campo della non autosufficienza, infatti, come sa chiunque abbia in famiglia una persona non autosufficiente (anziano o giovane), qualunque azione di miglioramento del servizio richiede nuove risorse che finora la manovra di bilancio non ha previsto. Trovarle, quindi, rappresenta un nodo cruciale per i prossimi anni.
Noi pensiamo che servano insieme al personale, anche per risollevare il Servizio sanitario nazionale e per evitare il rischio concreto di creare una sanità di serie A per i ricchi e una di serie B per i poveri. Insistiamo sulla necessità che vengano utilizzati i fondi del Mes sanitario, dal momento che ha interessi vantaggiosi anche in considerazione dell’innalzamento dei tassi da parte della Bce e della possibilità di scegliere la quantità da chiedere.
Per quanto riguarda la definizione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), ci sembra un passaggio anche questo molto importante, va seguito anche rispetto al tema dell’autonomia differenziata, perché si corre il rischio che possa aumentare e non diminuire il divario territoriale.
Le sfide che ci attendono sono tante e richiedono tavoli di confronto a partire dalla riforma del fisco che nel rispetto dei dettami costituzionali, riduca la pressione su salari e pensioni che di fatto contribuiscono all’ 84% del prelievo fiscale.
La strada è ancora lunga ma bisogna valorizzare quanto sin qui ottenuto attraverso il dialogo, il confronto costruttivo, l’esercizio della responsabilità, vie maestre per produrre risultati concreti rispetto alla demagogia e al conflitto fine a se stesso.
La legge di Bilancio 2023 è solo il primo passo di un cammino che dovrà portare, come da tempo diciamo, ad un nuovo Patto sociale tra Governo, sindacato e imprese, che recuperi la concertazione, come metodo e scelta politica per rilanciare lo sviluppo del nostro Paese secondo principi di equità e sostenibilità sociale.
Fonte: pensionati.cisl.it