In occasione della terza riunione della Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo relativo alle figure contemplate nel Contratto nazionale del lavoro domestico (Ccnl), che si è svolta presso il Ministero del Lavoro lo scorso 16 gennaio, è mancata l’intesa tra le Parti.
Sin dalla prima convocazione della Commissione nazionale, i sindacati di categoria hanno richiesto che, in mancanza di accordo o in assenza delle parti, si applichi quanto stabilito nell’art. 38 del Ccnl, ossia l’adeguamento 2023 dei minimi retributivi contrattuali e dei valori convenzionali di vitto e alloggio. E nel corso dell’ultimo incontro non si è raggiunta nessuna intesa: da una parte le Associazioni di categoria che chiedevano di avere uno scaglionamento degli aumenti salariali e, dall’altra, le parti sociali che proponevano di introdurre gli aumenti da marzo e non da gennaio per andare incontro alle famiglie.
Il Contratto (Ccnl) prevede un adeguamento annuale dei livelli minimi delle retribuzioni, in base all’inflazione rilevata dall’Istat al 30 novembre di ogni anno. In particolare, l’art. 38 del Ccnl dispone che sia la Commissione nazionale formata dalle parti datoriali e sindacali, convocata annualmente dal ministero del Lavoro, ad aggiornare le retribuzioni.
In caso di mancato accordo tra le Parti, come è avvenuto in questo frangente, scatta automaticamente l’adeguamento nella misura dell’80% dell’inflazione (indice Istat) per i salari di colf e badanti e nella misura del 100% per le indennità di vitto e alloggio. Aumenti a partire da gennaio 2023.
Al 30 novembre 2022 l’indice ISTAT rilevato è pari al 11,5%. Pertanto, gli aumenti per gli stipendi di colf, badanti e baby sitter saranno pari al 9,2% (l’80% dell’indice ISTAT).
In linea di massima, da gennaio 2023 l’aumento retributivo:
– per un assistente familiare che assista persone non autosufficienti inquadrato nel livello C super è pari a € 94,42;
– per gli altri livelli, si va da un minimo di € 61,10 per il livello A ad un massimo di € 116,64 per il livello D super;
– per coloro che invece effettuano la prestazione di lavoro in regime di non convivenza, ossia per poche ore la settimana, gli aumenti saranno di centesimi di euro all’ora, passando da € 0,44 per il livello A ai € 0,79 per il livello D super.
Ad esempio, per le badanti di livello Cs la retribuzione minima passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, oltre 94 euro in più al mese, a cui si aggiungerà anche l’aumento dei contributi.
Da ricordare, infatti, che di pari passo con le retribuzioni si alzeranno gli importi dei contributi previdenziali da versare trimestralmente.
La questione interessa moltissimi anziani e anziane, sempre più bisognose di aiuto e assistenza continua, e i costi possono gravare pesantemente sui bilanci familiari. Al riguardo, i pensionati che ricorrono a lavoratori domestici e/o badanti rischiano di vedersi sfumare la rivalutazione delle pensioni per l’anno 2023 per continuare a sostenere gli irrinunciabili impegni contrattuali nei confronti di questi preziosi, e ormai insostituibili, “dipendenti domestici”.
Il ruolo svolto dagli assistenti familiari è sempre più centrale e determinante in un Paese longevo quale il nostro. Tutto si collega, come i vasi comunicanti. Insieme alla CISL, continueremo a chiedere al Governo quegli interventi che dovranno mettere nella condizione anziani e lavoratori di recuperare potere d’acquisto su pensioni e stipendi e una seria riflessione sulle politiche di welfare pubblico evitando in ogni caso controproducenti contrapposizioni e inutili allarmismi.
Fonte: pensionati.cisl.it