“I dati diffusi dallo studio del CIV Inps a pochissimi giorni dall’8 marzo non solo ricordano che in Italia sono poche le donne che lavorano, con il tasso di occupazione femminile più basso in Europa, ma fanno comprendere benissimo come una serie di fattori penalizzino anche quelle che lavorano: ampia diffusione del part-time, segregazione occupazionale nei comparti con retribuzioni più basse, scarsa presenza nelle posizione di vertice, ma anche richieste di congedo parentale da parte delle donne che coprono oltre l’80% del totale, tutti aspetti che generano un gap retributivo ed un conseguente, grave, gap pensionistico”. Lo dichiara in una nota la segretaria generale aggiunta della Cisl Daniela Fumarola.
“Inoltre -aggiunge Fumarola- una parte di tale gap non è spiegato da differenti condizioni individuali e lavorative, come osserva lo studio Inps, bensì da fattori meno osservabili ma che le donne che lavorano conoscono benissimo, in quanto sono loro stesse spesso ad essere costrette a dare minore disponibilità ad accettare straordinari, incarichi extra, trasferte, dimissioni al momento della gravidanza, restando conseguentemente indietro nei percorsi di carriera e rimanendo fuori dalla retribuzione variabile e dai premi di produttività. Si tratta di discriminazioni che avvengono, paradossalmente, in piena legittimità, di una auto-discriminazione, ancora più grave. Sono dati che confermano che quello dell’occupazione femminile non è uno dei problemi del mercato del lavoro italiano, ma è IL problema, come la Cisl continua a segnalare da anni, chiedendo che venga messo al centro dell’agenda politica.
Come è evidente, sono nodi strutturali, che non è possibile affrontare con un’unica ricetta o con ricette semplicistiche. Due sono le strade da seguire: da una parte potenziamento dei servizi all’infanzia e agli anziani, dall’altra promuovere con incentivi la contrattazione di secondo livello per sostenere le aziende che introducano con accordi sindacali e la partecipazione per una diversa organizzazione del lavoro, misure di flessibilità che favoriscano conciliazione vita-lavoro e condivisione del lavoro di cura, a partire da lavoro agile e flessibilità orarie, condizionando però gli incentivi all’utilizzo equilibrato tra i generi delle misure introdotte”, conclude.

 

Fonte: cisl.it